Un incontro segreto e bollente
Il tram sferragliava lungo i binari della città, un sottofondo metallico che si mescolava al brusio della sera. Elena tamburellava nervosamente con le dita sul bordo della sua borsa di pelle nera, il cuore che le batteva forte nel petto. Indossava un trench beige che le arrivava appena sopra il ginocchio, stretto in vita da una cintura che accentuava le sue curve. Sotto, un segreto che la faceva arrossire solo a pensarci: un completo di pizzo nero, audace e trasparente, che aveva scelto con cura per quella notte, per un incontro segreto e bollente.
Aveva ricevuto il messaggio quel pomeriggio. Poche parole, ma abbastanza per farle tremare le mani mentre lo leggeva: “Stasera, ore 22. L’appartamento in Via dei Fiori. Non farti vedere da nessuno.” Nessun nome, nessuna firma, ma lei sapeva chi era. Luca. Il suo sguardo scuro e magnetico le era rimasto impresso dalla prima volta che si erano incrociati, mesi prima, a una cena di lavoro. Tra loro era scoccata una scintilla silenziosa, un’attrazione che si era nutrita di sguardi rubati e conversazioni ambigue, fino a quel momento.
Scese dal tram a due isolati di distanza, come lui le aveva chiesto. L’aria fresca di marzo le accarezzava le gambe nude sotto il trench, facendola rabbrividire. Camminava veloce, i tacchi che ticchettavano sul selciato umido, il cappuccio del trench tirato su per nascondere il viso. Quando arrivò al portone di Via dei Fiori, un palazzo elegante ma discreto, digitò il codice che lui le aveva mandato. La serratura scattò con un ronzio, e lei entrò.
L’ascensore era vecchio, con specchi opachi che riflettevano la sua figura avvolta nel trench. Si guardò per un istante, sistemandosi una ciocca di capelli castani che le era sfuggita dalla coda alta. Le sue guance erano già arrossate, e i suoi occhi verdi brillavano di un misto di eccitazione e paura. Era una follia, lo sapeva. Luca era un uomo che non avrebbe dovuto desiderare: sposato, potente, pericolosamente affascinante. Ma il pensiero di lui le aveva consumato i giorni e le notti, e ora era lì, incapace di resistere.
Quando arrivò al settimo piano, la porta dell’appartamento era socchiusa. Un filo di luce calda filtrava dall’interno, insieme al profumo di legno bruciato e di un vino rosso intenso. Elena spinse la porta con cautela, il cuore che le martellava nelle orecchie.
“Sei puntualissima,” disse una voce profonda e vellutata dall’ombra del salotto. Luca era lì, in piedi accanto al camino acceso, un bicchiere di vino in mano. Indossava una camicia bianca con le maniche arrotolate fino ai gomiti, i primi bottoni slacciati che lasciavano intravedere il petto scolpito. I suoi capelli scuri erano leggermente spettinati, e i suoi occhi la fissavano con un’intensità che le fece quasi cedere le ginocchia.
“Non potevo rischiare di farti aspettare,” rispose lei, cercando di mantenere un tono fermo mentre chiudeva la porta dietro di sé. Ma la sua voce tradì un tremito, e Luca lo notò. Un sorriso lento e predatorio gli curvò le labbra.
“Vieni qui,” disse, posando il bicchiere su un tavolino di marmo. Non era una richiesta, era un ordine, e qualcosa nel suo tono la spinse a obbedire senza esitazione. Elena si avvicinò, i tacchi che risuonavano sul parquet lucido, e quando fu a un passo da lui, Luca le sfiorò il viso con le dita, un tocco leggero che le fece chiudere gli occhi.
“Hai idea di quanto ti ho pensata?” mormorò, la sua voce un sussurro roco che le accarezzò la pelle. Le sue mani scesero lungo il collo di lei, poi sul trench, slacciando la cintura con una lentezza deliberata. “Ogni volta che ti vedevo, con quei tuoi vestitini castigati e quel modo di guardarmi… mi facevi impazzire.”
Il trench cadde a terra con un fruscio, rivelando il completo di pizzo nero che aderiva al suo corpo come una seconda pelle. Luca inspirò bruscamente, i suoi occhi che si scurivano mentre la osservava. “Cristo, Elena,” disse, la voce spezzata dal desiderio. “Sei un dannato capolavoro.”
Prima che lei potesse rispondere, lui la afferrò per i fianchi e la attirò a sé, premendo il suo corpo contro il proprio. Le loro labbra si scontrarono in un bacio famelico, disperato, come se entrambi avessero trattenuto quel momento troppo a lungo. La lingua di Luca esplorava la sua bocca con una passione che la fece gemere, le sue mani che scivolavano lungo la schiena di lei, sotto il pizzo, fino a stringerle il sedere con forza.
Elena si abbandonò completamente, le dita che affondavano nei suoi capelli mentre si lasciava travolgere dal calore del suo corpo. Sentiva la sua erezione premere contro di lei attraverso i pantaloni, dura e pulsante, e un’ondata di desiderio le attraversò il ventre. “Luca…” sussurrò contro le sue labbra, ma lui la zittì con un altro bacio, più profondo, più possessivo.
La spinse contro il muro accanto al camino, il calore delle fiamme che le scaldava la pelle mentre lui le sollevava una gamba, avvolgendola intorno alla sua vita. Le sue mani erano ovunque: sul suo seno, che pizzicava attraverso il pizzo fino a farla ansimare; lungo le cosce, che accarezzava con una pressione che la faceva tremare; e poi più giù, dove il tessuto del perizoma era già bagnato di desiderio.
“Ti voglio ora,” ringhiò lui, la voce resa rauca dalla lussuria. Le sue dita scostarono il pizzo con un movimento rapido, sfiorandola lì dove lei lo desiderava di più. Elena gettò la testa indietro, un gemito che le sfuggiva dalle labbra mentre lui la toccava, prima lentamente, poi con un ritmo che la fece contorcere contro il muro.
“Luca… ti prego…” lo implorò, le mani che cercavano di slacciargli la cintura. Lui le afferrò i polsi con una mano, bloccandoli sopra la sua testa, mentre con l’altra continuava a tormentarla, le sue dita che scivolavano dentro di lei con una precisione devastante. Elena si morse il labbro, il piacere che montava come un’onda incontrollabile.
“Non ancora,” disse lui, chinandosi a mordicchiarle il collo, i denti che lasciavano piccoli segni sulla sua pelle. “Voglio sentirti gridare il mio nome prima.”
E lei lo fece. Quando le sue dita trovarono quel punto perfetto dentro di lei, combinato al pollice che le accarezzava il clitoride, Elena si lasciò andare, urlando il suo nome mentre l’orgasmo la travolgeva, facendola tremare contro di lui. Luca la tenne ferma, il suo respiro caldo contro il suo orecchio mentre lei si riprendeva, le gambe molli e il cuore che galoppava.
Ma non era finita. Lui si inginocchiò davanti a lei, le mani che le allargavano le cosce con una determinazione che la fece arrossire. “Sei bellissima così,” mormorò, prima di posare la bocca su di lei. La sua lingua era implacabile, calda e insistente, e Elena si aggrappò al muro per non crollare, i gemiti che le sfuggivano senza controllo.
Quando sentì che stava per venire di nuovo, lui si rialzò, slacciandosi i pantaloni con un movimento rapido. La sollevò tra le braccia come se non pesasse nulla, portandola verso il divano di pelle scura al centro della stanza. La fece sdraiare, il suo corpo che torreggiava sopra di lei mentre si liberava della camicia, rivelando un torso scolpito e coperto da una leggera peluria scura.
“Guardami,” le ordinò, e lei obbedì, i loro occhi incatenati mentre lui entrava in lei con un unico, lento movimento. Entrambi gemettero all’unisono, il piacere che li travolgeva come una tempesta. Luca iniziò a muoversi, prima piano, poi sempre più veloce, i loro corpi che si incastravano perfettamente, il suono della loro passione che riempiva la stanza.
Elena gli graffiò la schiena, le unghie che lasciavano segni rossi mentre lo attirava ancora più a fondo, i loro respiri che si mescolavano in un caos di ansiti e gemiti. “Più forte,” lo implorò, e lui la accontentò, spingendola al limite fino a quando un secondo orgasmo la colpì, più intenso del primo, facendola urlare di nuovo il suo nome.
Luca la seguì poco dopo, il suo corpo che si tendeva mentre si abbandonava dentro di lei, un ringhio gutturale che gli sfuggiva dalla gola. Rimasero così per un lungo momento, avvinghiati l’uno all’altra, il fuoco che scoppiettava piano in sottofondo mentre il loro respiro tornava lentamente alla normalità.
“Questo deve restare un segreto,” mormorò lui alla fine, accarezzandole i capelli con una tenerezza che contrastava con la passione di poco prima.
Elena sorrise, ancora stordita dal piacere. “Lo sarà,” promise, sapendo già che avrebbe contato i minuti fino al loro prossimo incontro.